La storia

Campodarsego e la sua storia, dal Medioevo ad oggi.


Storia di Campodarsego

La storia del paese

Campodarsego faceva parte della centuriazione romana di Padova Cis Musonem, detta Graticolato Romano.

Il centro del paese è attraversato da due importanti arterie stradali romane, la Via Aurelia – (cardo maximus) attuale Strada del Santo, probabilmente di origine paleoveneta, che collegava Padova ad Asolo – e la via Caltana.

Il Medioevo: tra il Vescovo di Padova e Speronella Dalesmanini

In epoca medievale si registra la presenza di possedimenti del Vescovado di Padova a Campodarsego, in particolare nella località del Bosco del Vescovo.
A Sant’Andrea, inoltre, fin dal XII secolo è documentata la presenza della famiglia dei Sicherii, vassalli consiglieri del Vescovo di Padova, che risiedevano in un castello o un palazzo di discrete dimensioni, con campi e boschi. L’ultima erede della famiglia Sicherii si sposò con Rolando da Curano, che dunque ereditò tutti i possedimenti del suocero e ingaggiò un lungo conflitto col Vescovo per legittimarne la proprietà. Nipoti di Rolando furono Dalesmanino e la più nota Speronella.

Nel 1179 Speronella figurava come signora del castello di Sant’Andrea di Codiverno, con giurisdizione anche su Fiumicello e Campodarsego. I suoi sei matrimoni le consentirono di accumulare enormi ricchezze, tanto che nel suo testamento lasciava una vera fortuna al figlio Jacopo, erede universale, e donava comunque parte dei suoi averi anche ad istituzioni religiose. Di natura completamente diversa rispetto alla madre fu il figlio Jacopo, che sperperò l’intero patrimonio e la cui storia giunge fino a noi grazie a Dante che lo colloca nell’Inferno tra gli scialacquatori.

Nel XIII e XIV secolo Campodarsego è legato a Padova e ne segue tutte le vicissitudini, sia nelle lotte tra Carraresi e Scaligeri prima e Veneziani poi. Nel 1405 il paese diventa proprietà della Repubblica di Venezia.

Il paese durante la Dominazione Veneziana (1405-1797)

 Con la Repubblica di Venezia l’organizzazione politico amministrativa del contado padovano, strutturatasi in età carrarese, non subì trasformazioni radicali. A capo delle circoscrizioni più importanti, come Camposampiero, vennero inviati patrizi veneziani con funzioni di rappresentanza del governo centrale e di controllo sulle strutture amministrative locali. Nella nostra zona la podesteria di Camposampiero comprendeva anche Campodarsego, Sant’Andrea, Reschigliano, Fiumicello e Bronzola. La podesteria aveva il compito di amministrare la giustizia civile, tenere i registri anagrafici, proporre modifiche a strade e fiumi, sorvegliare il buon andamento della vita quotidiana.

I fiumi in particolare erano di grande interesse per i veneziani, nel tentativo di arginare l’accumulo di detriti in laguna e di rendere navigabili i corsi dell’entroterra. Una delle opere pubbliche più importanti realizzate dai Savi alla acque fu la separazione del Muson dei Sassi (che attualmente costeggia la statale del Santo) dal Muson Vecchio nel 1612.

Ne conseguì un’ampia opera di bonifica con il recupero di molto terreno alla coltivazione di grano, uva, canapa, lino e gelso. Fu in questo periodo che venne introdotta la coltivazione del mais.

La proprietà terriera era nelle mani delle famiglie veneziane, che davano in affitto ai contadini locali la terra allo scopo di migliorarne la produttività. In cambio i contadini erano tenuti a versare pesanti canoni di affitto ufficiali e ufficiosi (le onoranze). I massicci investimenti fondiari resero possibili grandi introiti e incisero visibilmente nel tessuto paesaggistico locale con la nascita di splendide ville, prima per le vacanze estive e poi, in qualche caso, come effettiva residenza. Ville ancor oggi esistenti, simbolo del potere e della ricchezza terriera veneziana.

Nel 1866 il Veneto entra a far parte del Regno d’Italia.

Lo sviluppo economico del Novecento

Nel corso del Novecento le esigenze della meccanizzazione agricola mettono in moto un virtuoso processo di sviluppo industriale, trasformando il territorio di Campodarsego in un vero e proprio polo produttivo artigianale-industriale di riferimento nel settore.

In particolare negli anni 50-70 fu proprio il settore agricolo a costituire il bacino di drenaggio privilegiato dell’industria. Molti contadini divennero operai o meglio metal-mezzadri, con il corpo in fabbrica e la testa nei campi e nella stalla, trasferendo nei nuovi ambienti di lavoro delle aziende la dedizione, la laboriosità, la resistenza alla fatica a cui erano abituati. Essi assecondarono così una generazione di artigiani – imprenditori dalle idee innovative, tutti con la volontà di riscattare un passato di stenti, povertà e scarsa considerazione sociale.

Nella seconda metà del Novecento, dunque, l’agricoltura perde la sua centralità nell’economia locale del paese e più in generale in ambito nazionale.


Ultimo aggiornamento: 16/05/2024, ore 14:29

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